La Brunitura
Spesso, anche le più belle opere realizzate in ferro, se non vengono trattate, finiscono con l'apparire 'poco professionali', un lavoro da dilettanti; forse perché il ferro, come materiale, a differenza dell'ottone, dell'oro o del rame, non ha proprio nulla di 'nobile' e, una volta lavorato, necessita di qualche ritocco per apparire nel modo migliore possibile.
Parlando di brunitura possiamo dire che ne esistono due diversi tipi che assolvono a scopi completamente diversi; esiste la brunitura intesa come lucidatura e levigatura e, invece, la brunitura come colorazione superficiale del metallo.
Quella più conosciuta è certamente la seconda tecnica che, attuata nei modi più diversi, rappresenta anche il tipo più antico di brunitura, utilizzata già in tempi molto antichi. Anticamente, la brunitura avveniva scaldando il pezzo su di una fiamma ed immergendolo immediatamente nell'acqua una volta che il ferro aveva raggiunto il colore desiderato che, dato il notevole sbalzo termico, diveniva permanente. Questa tecnica presentava tuttavia dei notevoli difetti, infatti, se il pezzo era in acciaio temperato, la brusca differenza di calore avrebbe potuto causarne alterazioni; in più, il pezzo così trattato diveniva assai soggetto all'attacco degli agenti esterni e si rovinava con estrema facilità anche con sostanze minimamente acide, ad esempio il sudore.
Per prolungare l'effetto della brunitura, in tempi successivi, vennero quindi introdotti dei metodi di trattamento con agenti chimici che ancora oggi vengono applicati.